Massimizzare la funzione obiettivo della vita
Pubblicato il 20 ott 2025
Come mi approccio alla vita?
A proposito di non-domande ricevute… (Nessuno pone più domande)
Il mio framework (oggi paroloni…) della vita è il seguente:
Immaginatevi una scatola grande che contiene tante piccole scatoline.
In ogni singola scatolina ci sono piccole funzioni obiettivo, vincoli e variabili da minimizzare o massimizzare a seconda della scatolina.
Tutte queste convergono nella grande scatola della vita, dove si trova la funzione obiettivo più grande, quella che tiene conto di tutte le variabili e dei vincoli essenziali all’esistenza.
Okay, può sembrare ingarbugliato effettivamente…
Ma la vita lo è, d’altronde.
Partiamo con calma e, come direbbe Feynman, dobbiamo saperlo spiegare anche a un bambino.
(Paradosso di Feynman, se dovessimo spiegare ogni cosa a un bambino usciremmo pazzi… ma questo è un discorso lungo, per un altro giorno.)
Quindi, venendo a noi:
un bambino mi chiederebbe “ma che cos’è una funzione obiettivo?”
È l’obiettivo che vuoi dare al modello (alla scatolina) con dentro tutte le sue variabili.
Ma siccome senza limiti avremmo infinite soluzioni, ci mettiamo dei vincoli.
I vincoli sono i paletti che indirizzano la funzione obiettivo verso una soluzione che li rispetti tutti.
Credo che la vita sia un continuum di vincoli che si intersecano tra loro.
Riconoscerli è già il primo passo.
Forse persino più importante dell’obiettivo stesso.
Ma quindi, queste scatole, scatoline, e tutta questa roba, che c’entrano?
Domanda più che lecita.
Ogni scatolina rappresenta una decisione quotidiana.
Poi ci sono scatole sempre più grandi che contengono:
il nostro percorso universitario, lo sport, l’amore, la famiglia… fino ad arrivare alla grande scatola della vita.
È una matrioska di scatole che si racchiudono una dentro l’altra.
In termini un po’ più formali: la sommatoria delle scatoline porta allo scatolone.
Esempio di scatolina:
(A parole. Con la programmazione lineare avete già dato abbastanza per oggi)
Devo scegliere se prendere il riso in bianco o un altro primo alla mensa.
Bene.
La mia funzione obiettivo è:
massimizzare la sazietà e la soddisfazione del pranzo.
Vincoli:
• Posso scegliere solo uno dei due, non entrambi.
• Se prendo il riso, sarò più sazio ma meno soddisfatto.
• Se prendo un primo diverso, sarò più soddisfatto ma probabilmente meno sazio.
Quindi:
scelgo la sazietà o la soddisfazione?
Cosa massimizza meglio la mia funzione obiettivo?
Dipende.
Dipende da quanto peso do, in quel momento, alla sazietà o alla soddisfazione.
Ognuno fa le sue scelte.
E questo modello è adattabile: funziona in base ai valori che decidi di inserirci.
Tu mi dirai, giustamente:
Ma in una frazione di secondo, mentre sei alla mensa con la tua amica che ti fa 700 domande sugli ipotetici nervetti della carne che vuole prendersi, davvero stai lì a strutturare e risolvere un modello del genere?
No, ovviamente.
Ma forse inconsciamente sì.
E lo facciamo tutti, ogni giorno.
Costantemente prendiamo decisioni in base a vincoli e funzioni obiettivo che cerchiamo di ottimizzare.
E questo era un problema banale, tra l’altro.
Ma ricordiamoci il concetto di sommatoria:
quella piccola scelta è contenuta in una scatola più grande, chiamata alimentazione.
La cui funzione obiettivo sarà, ad esempio: massimizzare il consumo di cibi salutari.
Con vincoli del tipo: che è uno sbatti mangiare salutare in modo continuativo.
E questa scatola media è contenuta in un’altra ancora più grande: la salute.
Che avrà come funzione obiettivo: massimizzare il benessere fisico.
Con vincoli tipo: cercare (per quanto possiamo) di non morire prima degli 80 anni, e così via.
Ogni decisione si scontra con modelli (consci e inconsci) che abbiamo strutturato nel tempo, fino ad arrivare alla scatola della vita.
La funzione obiettivo della vita è composta dalla sommatoria di tutte le piccole ottimizzazioni che facciamo, con i vincoli che si accumulano, uno dentro l’altro.
E qui la domanda sorge:
Ok, tutto molto bello, ma sto modello della vita, com’è fatto davvero?
Sto famoso framework?
Effettivamente… siamo arrivati alla punta dell’iceberg.
Beh, sicuramente la funzione obiettivo sarà di massimizzazione.
Massimizzare quello che siamo.
Il nostro benessere fisico e mentale.
L’amore. (non il numero di amplessi…)
La felicità.
E mettiamoci pure il vile denaro, che non guasta mai.
Insomma: tutto ciò che ritieni importante e che può, in qualche modo, essere racchiuso in una scatolina da ottimizzare.
E i vincoli?
Un’infinità.
Siamo pieni di vincoli.
Ed è per questo che trovare la soluzione a questo modello è quasi impossibile.
Ce ne sono troppi.
Troppi paletti che si intersecano e si moltiplicano col tempo.
A volte si sciolgono, ma in men che non si dica se ne formano altri. Più forti. Più rigidi.
È la vita.
Ecco perché non troveremo mai la soluzione ottima.
Possiamo solo tendere ad essa.
Individuarne il lowerbound (la soluzione minima ammissibile) e l’upperbound (la massima possibile), e cercare di avvicinarci a un ottimo che probabilmente non esiste.
Questo è il mio approccio alla vita.
(Grazie per la domanda.)
Cerco una soluzione ottima in un mondo pieno di vincoli.
Vincoli che impongo io.
Vincoli imposti da chissà chi.
Ma sempre vincoli restano.
E tutto ciò che posso fare è tendere a massimizzare la funzione obiettivo della vita.
Ma non sempre è facile.
Non tutto è razionale. Non tutto è formalizzabile.
E se credi che tutto si possa racchiudere in delle scatoline matematicose… ti sbagli alla grande.
Mi sbaglio alla grande.
Però qualcosa di buono c’è, nel razionalizzare.
Ma senza esagerare.
Sennò perdiamo il brivido dell’ignoto.
Il bello della vita.
Ti auguro di massimizzare la funzione obiettivo della tua vita.
O almeno provarci…
P.S.
Cosa manca al modello?
Beh i vincoli non sono tutti rigidi. (Hard constraints)
Ma ce ne sono di morbidi, intercambiabili, modificabili.
Alcuni vincoli possiamo rilassarli (Rilassamento) per migliorarne la funzione obiettivo.
Il modello è in perpetua evoluzione, mica è statico.
Sennò vorremmo ancora massimizzare i minuti con a disposizione il ciuccio.
A presto.
A.L.