Nessuno pone più domande
Pubblicato il 14 ott 2025
Un amico mi raccontava che ha incontrato questa ragazza e, come avrebbe fatto con chiunque, le ha chiesto di lei, cosa facesse nella vita e le classiche domande di rito che si fanno a una persona che si sta conoscendo.
Il punto cardine di questa storia è che la conversazione finisce con un suo monologo interiore sul suo percorso di vita, ma mancava qualcosa.
Un banale “e tu?”.
Non c’è stato.
Perché in fondo è bello parlare di se stessi.
Ma chi davvero è in grado di interessarsi genuinamente agli altri?
Sempre meno.
La mia risposta a quello che gli era successo è proprio questo post.
(Tranquilli, gli ho risposto per tempo. Se rispondessi con un post ogni volta che qualcuno mi parla di qualcosa, avreste più post di quelli che già pubblico…)
Il punto è che:
nessuno pone più domande.
O comunque, sempre meno.
Siamo polarizzati nel parlare di noi stessi costantemente.
Per carità, è bello parlare di sé.
(Ho creato un blog apposta…)
Però è bello anche domandare, cercare di capire l’altro che si ha davanti.
Qualsiasi persona sia.
Non solo per mero fine utilitaristico e “svoltare la serata”.
(Non era il caso del mio amico, tranquilli. Anche perché una così, meglio lasciar perdere in principio.)
Ma banalmente per avere una prospettiva diversa, vedere idee e direzioni opposte dalle proprie, scoprire cose nuove o semplicemente capire chi hai di fronte.
Ovviamente, da domanda si presuppone ascolto.
Se qualcuno vi domanda qualcosa e non vi ascolta, siete autorizzati (con garbo) a mandarlo a fanculo.
Ma mmagari! direbbe qualcuno. Nemmeno quello…
Però sapete che vi dico?
Meglio.
Vince chi pone domande.
In che senso vince?
(Non mi dire che pure nelle relazioni tra le persone c’è una gara…)
Vince perché si apre a prospettive nuove.
Vince perché in un mondo di persone che non fanno domande, chi le fa verrà per sempre ricordato.
A chi non piace ricevere domande?
A chi non piace essere ascoltato?
Tutto ciò porta vantaggio competitivo.
Intendiamoci: le relazioni non sono gare, anzi.
Chi fa domande solo per intento manipolatorio, puzza.
E si scovano facilmente.
Alle persone piacciono le persone genuinamente interessate.
E non esiste corso che tenga: devi essere solo curioso dell’altro.
Credo che al giorno d’oggi manchi proprio la cosiddetta “Intelligenza Emotiva” di Goleman.
Non sappiamo relazionarci agli altri.
E i pochi che ci riescono, vincono.
E si vede.
In un mondo di mediocri, chi fa +1 sulla mediocrità vince.
E non sto nemmeno parlando di eccellenza.
Non parlo di quei grandi conversatori, capaci di raccogliere folle, di discutere con n persone senza battere ciglio e di saper ascoltare in modo attivo e profondo l’altro.
(Oddio, mi sto descrivendo?)
Il punto è che nemmeno voglio fare il buon samaritano.
A nessuno frega di nessuno. (In fondo siamo soli, direbbe qualcuno.)
Però fare domande, interessarsi all’altro, può portare benefici anche a noi stessi, in primis.
Ci fa crescere.
Ci butta fuori da un mondo tutto perfetto e costruito secondo le nostre regole.
Basta.
Finita la polemica.
Imparate a relazionarvi con gli altri.
Ma non per gli altri.
Per voi stessi.
Ne trarrete sicuramente benefici.
E basta parlare solo di voi stessi.
Unite i vostri pensieri a quelli degli altri.
E forse qualcosa di positivo ne uscirà.
Può darsi pure che vi svolti la serata ;)
Ah già, è vero: non si seduce più col pensiero.
Basta farsi foto cringe allo specchio. (scherzo, mica tanto…)
Qualcuno potrà affermare che questo post sia scritto con l’intento che mi facciate più domande.
Pivelli.
Per rispondere alle non-domande (e ne ricevo comunque tante, circondatevi di belle persone, vi prego) ho creato un blog apposta.
Sto su un altro livello, mi spiace.
Apritelo pure voi.
Voglio i ringraziamenti nel blog, però.
Parlate di voi.
Ponete delle domande.
Ascoltate l’altro.
Trovate un pensiero comune.
Ripeti.
La società è progredita grazie a ciò.
Non vorremmo mica tornare a comunicare come delle scimmie egomani…
A presto.
A.L.