SM

Pubblicato il 19 mag 2025

«“I am a fixer, metto a posto le cose, fino a che non ho finito non mi posso fermare.“»

Sergio Marchionne


Questo è ciò che diceva Sergio Marchionne e credo racchiuda a pieno la sua persona.

Un uomo che non si è mai fermato, solo la vita l’ha fermato. Ha contribuito a sistemare le cose: ogni azienda con cui è entrato in contatto l’ha cambiata totalmente e rimessa in piedi.

Credeva nel rompere gli schemi. Una persona che, appena entrava in un’azienda, la prima cosa che faceva era togliere il top management e vedere il valore di chi stava in basso nella catena organizzativa, per capire chi portare su, prima di prendere da fuori.

Sono i manager che guidano le imprese, e se le imprese falliscono, la prima colpa è dei suoi dirigenti.

“La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La ‘collective guilt’, la responsabilità condivisa, non esiste. Io mi sento molte volte solo.”

Credeva nella responsabilità, in primis la sua, di dover compiere azioni disruptive (modo figo per dire dirompenti, rivoluzionarie), per il bene dell’azienda, degli azionisti e anche dei suoi dipendenti.

Ebbene sì, tra le tante critiche che si fanno a Marchionne, l’uomo divisivo per eccellenza, c’è sicuramente quella per cui Fiat sia diventata un brand globale e, per questo, abbia spostato molta della produzione all’estero, “penalizzando” la produzione in Italia.

Beh, SM ha sempre fatto notare come in Italia ci fossero seri problemi di efficienza, troppa burocrazia che, a parità di condizioni con altri Paesi dell’UE, ci rende meno competitivi. Però ha provato in tutti i modi, fino allo sfinimento, a portare avanti l’Italia come centro della produzione.

Credo che uno dei video più toccanti a riguardo sia questo: https://tinyurl.com/bdhxv55j. Si vede un dirigente di una multinazionale (ebbene sì, non è solo italiana, basta fare gli italioti del cazzo, vena polemica :) ) che crede tantissimo nell’Italia ma non riesce a valorizzarla.

Sembra quasi sconfortato, arrabbiato, perché le istituzioni non lo agevolano nel creare valore.

Vi sembra una persona che non crede nell’Italia?

Chi critica l’Italia in modo così aspro è il primo che la ama. Altrimenti non direbbe nulla e agirebbe di conseguenza, come fanno tutti.

Era una persona che vedeva le cose da un’altra prospettiva, e questo grazie alla sua giovinezza passata dall’altra parte del mondo.

La cosa che più mi ha trasmesso, forse, è la capacità di staccarsi dalla regionalità, viaggiare, scoprire, capire, per poi tornare e migliorare, criticare ciò che si ha in casa.

(Ne abbiamo parlato qui: Invettiva contro l’Italia)


“Di tutte le esperienze che ho fatto nella mia vita mi sono reso conto che ogni storia di successo si basa sulla capacità di donne e di uomini di assumersi la responsabilità e l’impegno di imprimere una svolta culturale a un certo ordine di cose. Il cambiamento è una delle forze più potenti che abbiamo a disposizione e che possiamo controllare per costruire qualcosa di grande. Questo vale per un sistema industriale, ma vale anche per la vita di ognuno di noi.”

Il suo concetto di responsabilità andrebbe insegnato in tutte le scuole del mondo.

Non è solo una questione di successo, inteso come soldi, potere e altro.

Il successo è nella realizzazione personale: essere responsabili di prendere i sogni che si hanno nel cassetto, tirarli fuori e provare a realizzarli per noi stessi e per coloro che credono in noi.

“Voi avete la grande occasione di mettere quello che siete, i vostri sogni e le vostre qualità, in questo progetto per creare un domani esattamente come lo volete. La forma e il significato della società del futuro dipenderanno dai vostri ideali, dal vostro modo di pensare e di agire. Ognuno di voi può contribuire a creare una società migliore. Questa è la vera sfida che ci aspetta.

L’uomo che segue il proprio comodo è condannato a vivere in una prigione che si è costruito da solo, dove i muri sono troppo alti e troppo spessi per far passare l’aria o vedere la luce. Chi guarda solo se stesso non sarà mai una persona libera, perché non ha altro spazio se non quello limitato e fragile di uno specchio. La vera libertà esiste solo nell’impegno.

È un inno alla vita.


Non tutto è oro ciò che luccica.

Bellissimo contribuire, salvare aziende con 200.000 dipendenti, partecipare a formare un mondo sempre migliore, ma…

Sarà stato un buon padre?
Una persona che lavorava 12 ore al giorno, tutti i giorni, prendeva jet privati per lavorare di più sfruttando i fusi orari, avrà compiuto forse il dovere più grande che abbiamo: crescere dei figli con dei valori, pronti per contribuire alla società che avanza?

Non lo so. Ma quando sento una persona come Marchionne, che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, al futuro di un Paese, non riesco a non pensare egoisticamente a come la sua famiglia abbia vissuto tutto ciò.

Non avrà fatto mancare nulla ai suoi figli, ma l’amore di un padre?
La coperta è corta.

Marchionne è morto nel 2018 per un tumore, forse dovuto al troppo lavoro.

La domanda che mi pongo è: ne sarà valsa la pena?

Non so rispondere.

Però voglio che riflettiate: ognuno di noi deve trovare il suo perché.

Marchionne ha sempre raccontato una storia di un manager della General Electric che lavorava sempre come lui.

Gli chiese: ma hai paura della morte?
Sì, ma sulla tomba voglio scritto “he made a difference”.

Marchionne, he made a difference.
Ha sacrificato la sua famiglia, la sua vita, per un bene superiore.

Anche per piacere nel farlo — non è un prete, ovviamente — però ha dedicato la sua intera esistenza, nel suo piccolo, a un futuro migliore. Anche per i suoi figli.


Adesso mi starai chiedendo: e quindi il tuo perché?

Complesso.
Alla veneranda età di 21 anni, credo sia lasciare qualcosa.

Ma non diventare AD di una società con miliardi di fatturato (anche se…).

Trasmettere la mia essenza, i miei valori, alle persone che mi hanno voluto bene, a chi mi ha odiato, a chi mi ha disprezzato, a chi non mi ha capito.

Lasciare la mia essenza ai miei figli, alla mia famiglia, ai miei amici, al mondo.

Forse è l’unico modo che ho per sfuggire alla paura della morte.

Non sarò immortale, ma forse un pensiero, una riflessione, una risata sì.


Grazie SM per farmi credere in un futuro migliore.

E anche se forse non sei stato un ottimo padre, hai ispirato molte persone a forgiare un futuro migliore per se stesse e per gli altri.

Abbiamo la responsabilità di cambiare noi stessi e ciò che ci circonda.

A.L.


Pezzo musicale con cui è stato creato questo post e che ne consiglio l’ascolto: Berlin Song by Ludovico Einaudi

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