Continuo a correre

Pubblicato il 3 nov 2025

Corro.

Mi guardo intorno.

Vedo gli altri muoversi.

Si allontanano da me.

Eppure io sto correndo.

Sento la fatica.

Ho pure un leggero fiatone, se posso dirlo…

Eppure li vedo allontanarsi sempre di più.


Continuo a correre.

Osservo il mondo.

Vedo infinite cose che vorrei approfondire.

Infiniti paesaggi da scoprire.

Mi sento pronto per farlo.

Ma prima devo finire questa maledetta corsa.

Per arrivare al traguardo.

Che, tra l’altro, mi sono autoimposto.

Corro resistendo alla tentazione di mollare tutto.

Correre in Giappone per tre mesi, fanculo tutto.

Correre con amici (più in gamba di me) e provare ad aprire una start-up multimilionaria fallimentare.

Correre e cambiare vita.

Senza avvertire nessuno.

E invece eccomi qua.

Corro resistendo a tutto questo.

Per un traguardo.

Che sarà davvero quello che voglio?

Ne sarà valsa la pena?

Chissà.


Continuo a correre.

Vedo persone intorno a me mollare.

Altre che tengono duro.

All’orizzonte intravedo chi ce l’ha fatta.

Che però continua a correre.

Non era il traguardo quello?

Non mi dire che è solo un’ennesima tappa travestita da traguardo.

Sono amareggiato.

Ma come, ho corso così tanto, con tutta la fatica del mondo…

E nemmeno è finita qui.

Sento un anziano saggio da lontano che mi urla:

“È solo l’inizio!”

Povero stronzo.

Non si finisce mai.


Continuo a correre.

Ripenso alla corsa che ho fatto finora.

Agli errori.

Alle volte che ho fatto più che bene.

Alle volte che mi sono innamorato lungo la corsa.

(Se correte tutte di fianco a me, non è colpa mia.)

Effettivamente, nonostante tutto, è stata una bella corsa.

Anche se ho sofferto parecchio.

E stavo per mollare più volte.


Continuo a correre.

Il traguardo è ancora lontano.

Sono felice.

Anche se stanco al pensiero che non è finita.

Dicono che giù in fondo sia più facile.

Chissà.

È sempre più facile il dopo.

Ma poi non è così.


Continuo a correre.

Mi guardo intorno e mi rendo conto che non sono poi così solo.

Sì, qualcuno va a qualche metro al secondo in più.

Però siamo più o meno compatti nell’arrivare.

Abbiamo tutti scarpe diverse, fisici diversi, sogni diversi.

Ma un obiettivo comune.

E questo è stimolante.


Continuo a correre.

E penso tra me e me:

ma perché sto facendo tutto ciò?

Stavo tanto bene se entravo a lavorare per quell’azienda a 18 anni per duemila euro al mese (sossoldi, direbbe qualcuno!).

E invece eccomi qui.

A correre, con la speranza di fare qualcosa di grande.

Guarda te come va a finire, eh.

Ma d’altronde, chi non risica non rosica.


Continuo a correre.

E penso al giorno in cui smetterò di correre per sempre.

Sarà una grande festa per qualcuno.

Per altri, chissà, forse un piantarello se lo faranno.

Spero che con la mia corsa di aver lasciato qualcosa.

Sennò sarebbe tutto vano?

Probabilmente no.

Ma sono abbastanza egocentrico da pensarlo.

Spero di avere dei figli a cui ho trasmesso qualcosa.

Spero di amare la donna che ho accanto.

E di salutare tutti in grande stile.


Continuo a correre.

E penso a quante cavolo di cose sto pensando mentre corro.

Una mia amica direbbe: “Do not overthink.”

Ti pare facile…

Siamo accumulazioni di pensieri.

E io sono un accumulatore seriale di pensieri.

(Dovrei finire su Real Time, effettivamente.)


Continuo a correre.

Guardo l’orizzonte.

E sorrido serenamente.


Continuo a correre.





P.S. Negli ultimi due mesi avrò corso tre volte.

Ma ho speso duecento euro in scarpe.

Forse è questa la vera corsa: quella tra intenzioni e realtà.

Ma questo, d’altronde, sono io.


P.P.S. (e non un esame che ha dato fastidio a molti!)

Ho scritto molti post inerenti alla corsa (da buon corridore…)

Se non li hai letti valli a recuperare:

Molti non sono effettivamente…

Però metaforicamente è un concetto che pervade (ti lascio il significato?) l’essenza del blog.


A presto.

A.L.

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